Penisola Sorrentina: un viaggio nell’arte tra Napoli e Sorrento

Situata tra il Golfo di Napoli ed il Golfo di Sorrento, la Penisola Sorrentina si definisce di “origine incerta”. Se alcuni storici fanno risalire la fondazione dei primi centri abitati al periodo dell’antica Grecia, per altri è più plausibile un’origine etrusca, e per altri ancora i primi abitanti della Penisola furono gli Osci.

Importante fu, soprattutto architettonicamente, la dominazione romana, grazie alla quale vennero edificate le più belle villae della costa: il clima mediterraneo, la bellezza dei luoghi ed il lungo periodo di pace conosciuto come Pax Augustea (dal 29 a.C. al 180 d.C.) favorirono infatti la costruzione di lussuose domus romane. Da Villa Pollio Felice a Capo Sorrento, dai cui resti si riscontra l’imponenza dell’edificio (una villa a due piani con stanze che guardavano sia verso il mare che verso terra e separate da un lungo corridoio aperto su un giardino interno) a quella di Agrippa Postumo, nipote dell’Imperatore Augusto, i cui imponenti resti (circa 30 colonne in porfido che poggiano su uno splendido pavimento a mosaico) sono divenuti parte del Monastero di San Paolo o sono stati donati al Museo. Di epoca romana è anche il Foro (che sorgeva all’incrocio delle due vie principali e di cui oggi sono visibili alciìuni resti). In epoca medievale la Penisola di Sorrento fu sede arcivescovile, e dopo la caduta dell’ Impero Romano d’Occidente passò sotto la dominazione di Bisanzio. Solo nel 1024 divenne Ducato libero, mentre le prime importanti fortificazioni e torri si devono agli Angioini (1300). Turchi, Austriaci, Francesi, si batterono per il dominio della Penisola, ma fu solo con l’arrivo dei Borboni (Carlo III nel 1734) che la Penisola ritrova un periodo di pace e prosperità economica.

La Penisola Sorrentina (raggiungibile dall’Aeroporto di Napoli, collegato ai principali aeroporti italiani con con voli Ryanair – su Volagratis) offre numerosi monumenti e percorsi storici per godere appieno di questo gioiello del Mediterraneo: prime tra tutti le Antiche Mura e le Porte della città. Le Mura difensive – che corrono per un perimetro di circa 2 km – furono erette dai Greci, che le dotarono inoltre di cinque mura d’accesso alla città: due verso il mare (complete di accessi a gradinata) ed una su ognuno dei lati rivolti verso terra. Ai Romani si deve invece la costruzione della strada che da Porta Minerva si innestava al Decumano e raggiungeva Capo Ateneo, dove i Greci avevano eretto il Tempio dedicato (appunto) ad Atena. Della porta rimangono oggi solo i resti del ponte (due grandi piloni e l’attacco dell’arco) che permetteva l’attraversamento del burrone delimitante i due poli opposti del centro abitato. All’altra estremità del Ponte sorgeva invece Porta di Massa. La Porta del Piano rappresentava l’accesso invece diretto dal Decumano Massimo al centro cittadino, di questa porta non rimase nulla: venne distrutta nel 1866 per ampliare la Piazza tasso e costruire il Corso principale. Della più antica delle porte, Porta di Marina Grande (una delle due porte con accesso al mare) è ancora visibile l’arco al termine di una stradina stretta. La Porta di Parsano, invece, collegava la città con i casali collinari e si innestava sul Cardo Massimo; dopo l’epoca romana la porta cadde in disuso, e si ridusse ad un piccolo varco ristrutturato solo nel XVIII secolo e denominato Porta di Parsano Nuovo.

Dopo le Mura, è d’obbligo una visita alla Cattedrale, che nella cosruzione riflette le diverse dominazioni. Costruita nell’anno Mille, venne ristrutturata nel 400 nel più classico stile rinascimentale, mentre il campanile (tipico bizantino) non venne toccato. La facciata, invece, è tipicamente gotica. La pianta interna a croce latina è a tre navate separate da quattordici pilastri e decorata con rilievi in marmo e diverse importanti tele risalenti ad epoche diverse (dal 1500 al 1700), ed ospita un notevole coro ligneo.

I cisternoni di Sorrento: ovvero le antiche cisterne d’acqua che rifornivano le ville romane e le case patrizie. I cisternoni erano 27, ma con la caduta dell’impero romano del 476 d.c. andarono in disuso e solo nel 1332 vennero eseguiti i necessari lavori di ristrutturazione delle cisterne e delle condutture di distribuzione. Ciò permise alla comunità l’utilizzo delle grandi cisterne, in funzione ancora oggi.

Il Sedile Dominova, ovvero un ampio spazio a pianta quadrata dove si raccoglieva la nobiltà sorrentina a discutere di politica. Due lati sono chiusi da pareti decorate ad affresco, mentre gli altri due, ad arco, sono aperti sulle vie principali. D’impatto è l’imponente cupola del XVII secolo, su cui sono rappresentati gli stemmi delle famiglie che partecipavano alla vita politica della città.

La chiesa ed il chiostro di San Francesco. Il chiosto è d’epoca medievale, con portico arabeggiante ad archi intrecciati, mentre la Chiesa risale al XVI secolo e riporta una facciata in marmo bianco del 1926, ralizzata in occasione del 7° centenario della morte di San Francesco. La pala d’altare, del 1735, rappresenta “San Francesco che riceve le Stimmate”.

Da non dimenticare che la fama della Penisola si deve anche a Torquato Tasso: qui infatti abitava la sorella (Casa Tasso è ancora uno dei più importanti edifici della città) dopo aver sposato il nobile sorrentino Marzio Sersale, e qui tornò Torquato qualche tempo prima di morire, per godere della compagnia della sorella. La casa presenta uno splendido balcone al piano nobile ed un importante affresco all’intreno del portone, raffigurante lo stemma della casa dei Sersale.